Clarisse di Padova

Della Beata Vergine del Patrocinio

Per chi volesse leggere qualcosa sull’immagine della Beata Vergine del Patrocinio di cui oggi ricorre la festa: Racconto di come fu donata al Monastero appena fondato l’immagine della Beata Vergine del Patrocinio, estratto dal libro: “Memorie di alcune Religiose francescane illustri per santità, vissute nel Monastero delle Vergini Eremite di San Bonaventura Padova in Vanzo” del De Grandis, edito in Venezia 1773.

Beata Vergine del Patrocinio

Racconto di come fu donata al Monastero appena fondato l’immagine della Beata Vergine del Patrocinio

Nella chiesa del monastero di San Bonaventura da Sua Divina Maestà eletta, e fabbricata per il suo culto e onore, e per consolazione delle Sue dilette Spose, volle Gesù Cristo riporre una miracolosa immagine della Sua Madre Maria Santissima, perché avesse ad essere come Regina, Protettrice di quel coro di Vergini, e per dare ad esse sue dilette Spose una caparra sicura ed un pegno certo della Sua predilezione.
Accadde pertanto, che poste le sue fervorose istanze per vestir l’abito religioso una nobile figlia Veneta di casa Bollani, fu ella comunemente accettata.
Aveva ella uno suo Zio Vescovo in paese lontano, ove l’aria non era confacente alla sua corporale salute, che però con le dovute licenze era ritornato alla Patria, portando seco una divota e miracolosa Immagine di Maria sempre Vergine dipinta sul rame a foggia di quelle, che diconsi dipinte dell’Evangelista S. Luca. Il buon Vescovo divoto particolarmente di Maria teneva nella propria stanza con tutta la decenza e decoro la divota e bella immagine. Innanzi a questa spesso portavasi a far orazione, ed a raccomandarsi alla protezione della gran Vergine una sua pia sorella per nome Cecilia.

Fosse la verità, oppur effetto di fantasia, qualor la buona Dama portavasi a far le solite sue preghiere innanzi alla beata immagine cominciò a parerle, che il volto della pittura avesse cangiato aspetto, e dove prima sembravale, che la riguardasse con serena amabile faccia, ed occhi pietosi e pieni di misericordia, le pareva che la mirasse con ciglio severo, ed occhio bieco, e alquanto brusco.
Cambiava luogo la Dama, ma ovunque ella si portava, sempre vedeva in essa uno sguardo severo, e torvo. Inoltre nell’intimo del suo cuore sentiva continui impulsi, che le dicevano: Questa immagine non vuole più star qui, ma bensì esser portata alla chiesetta di quel Monastero, che di fresco fondavasi dalla Madre Graziosa, dove meglio sarà servita, e onorata. In mezzo a tali agitazioni non sapeva a che risolversi, non sapendo decidere, se fosse questa una tentazione, oppur ispirazione.

Col fratello non ardiva né palesar, né consultar questi suoi dubbi, perché sapeva quanto gli fosse cara ed accetta una tale immagine di Maria, della di cui intercessione aveva ricevute, e riceveva molti favori, e grazie.
Nel tempo stesso provava anche Monsignore queste interne voci, che gli andavano ripetendo di mandar la venerata Immagine alle Madri Eremite Francescane per ornamento della loro chiesetta, ma come sentiva pena nel solo pensiero di doversene staccare, così non badava punto a quest’impulsi, e se ne stava in un profondo silenzio.
La Vergine però, che voleva essere obbedita, e che si eseguisse la sua volontà, fece che una notte nel sonno ambedue sentissero espressamente il comando di Maria di voler esser portata al suddetto Monastero, intimando loro, che, qualor non obbedissero ai suoi ordini, li priverebbe della sua protezione, e che in avvenire non avrebbero provato l’effetto delle sue grazie, e misericordie. Svegliatasi la mattina per tempo la Dama andò subito a ritrovar il Vescovo per raccontargli quanto gli era avvenuto nella scorsa notte, il che inteso rispose, che ancor egli aveva udito lo stesso ordine della Madonna, laonde ambidue concorsero nella opinione di portarsi subito a Padova con la divota immagine per far loro un dono di sì prezioso tesoro.

Capitarono al Monastero, e fatto il racconto del motivo del loro viaggio consegnarono alla Madre Graziosa quella inestimabile gemma, che d’ambe le parti fu accompagnata con lacrime di tenerezza. Non si può adeguatamente esprimere il giubilo, la festa, con cui celebrarono quelle sante vergini un sì memorando giorno, in cui la Vergine Madre Maria con sì chiari segni aveva dimostrato il suo tenero affetto, e sicura protezione del suo Monastero. Con tutta la possibile venerazione, e decenza fu collocata la sacrata immagine nella nuova chiesetta, e fin da quel tempo vi dimorò costante fino al giorno d’oggi, ove anche al presente si venera con particolare culto la beata immagine, che non cessò e non cessa di spander le sue grazie e favori a chiunque di cuore si di lei piedi ricorre.

Per la pura gloria di Dio, e della gran Vergine nostra Madre Maria debbo riferire un fatto pubblico e certo, che fino dagli esordi di questa traslazione avvenne presso quelle Madri che ne furono veraci testimoni.
Per divino imperscrutabile giudizio occorse, che l’opera della fondazione del nuovo Monastero avesse da incontrare molte difficoltà, disturbi, travagli, e persecuzioni del Demonio, e del mondo per impedire il gran bene, che nascer doveva in vantaggio delle anime da questa fondazione, ma la Divina Provvidenza aveva destinato di difendere le sue serve sotto il manto di questa gran Regina nella maniera seguente.
Allorché stava per suscitarsi qualche tribolazione, contrarietà, persecuzione contro il Monastero, la immagine di Maria cominciava a trasudare, e all’apparire di questo prodigioso sudore, che talvolta scorreva con varie gocce a bagnare le rose, con cui era adornata la sacra immagine, raccoglievano le Religiose, ch’era vicina qualche nuova tribolazione, laonde ricorrevano con tutto il fervore alle orazioni, ed alla intercessione della gran Vergine, con il di cui soccorso in fine trionfavano di ogni molestia e contraddizione. Le rose poi asperse del sacro sudore erano ricercate da vari infermi, dei quali molti e molti risanarono dalle sofferte gravi infermità per grazia di questa sacra immagine.

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