Clarisse di Padova

Riflessione 2°

Carissimi vi condividiamo la riflessione donata ieri sera durante l’adorazione eucaristica.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano: il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria e comprensione e venerazione dell’amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.” (dall’orazione sul Padre nostro di San Francesco)

Per Francesco, il piano quotidiano è l’Eucaristia, è il Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, il pane vivo disceso dal cielo.
Francesco ha un amore particolare per il Corpo del Signore, al punto che invia i suoi frati in giro per le campagne umbre con pissidi preziose da lasciare nelle chiese, perché il corpo del Signore potesse essere degnamente conservato.
Anche poco prima di morire, Francesco dà testimonianza di questo amore, ripetendo ciò che Cristo fa nell’Ultima Cena: benedice e spezza un pane che poi dà da mangiare ai suoi frati, un pezzetto ciascuno, facendo memoria del sacrificio eucaristico.


Francesco, meditando il Padre Nostro, chiede che oggi, ogni giorno questo pane possa essere dato ad ognuno di noi. Nelle mani del sacerdote, sull’altare, Cristo scende dal suo trono regale nell’Eucaristia; nelle mani del sacerdote, possiamo vedere il Corpo del Signore, fare memoria del Suo Sacrificio di salvezza, comprendere e vedere con gli occhi della fede che quel pezzetto di pane insipido è il Corpo del Signore nostro Gesù Cristo, che racchiude in sé ogni dolcezza. Nelle mani del sacerdote, possiamo veramente venerare quel pane che, consacrato, resta pane per i nostri sensi ma diventa Corpo di Cristo nella sostanza.


Questo piccolo pezzetto di pane è trasformato sacramentalmente in Corpo di Cristo. E’ segno visibile, reale, vero e concreto di quell’Amore viscerale e sconfinato che Dio nutre per la sua creatura. Tanto da umiliarsi fino a diventare come la sua stessa creatura e subire la morte più umiliante possibile, quella in croce, per salvarla dalla morte eterna.
Il Pane eucaristico quotidiano ci ricorda continuamente questo: “Dio, il Verbo, si fece carne e parlò agli uomini di ogni tempo con parole comprensibili; si fece servo e fratello di tutti gli uomini; si fece pane perché ogni uomo, mangiandolo, potesse essere ricreato ed unito indissolubilmente a Lui. Patì umiliazione, incomprensione, persecuzione, sofferenza fisica e morte in croce perché noi potessimo essere salvati dalla morte per amore e godere di Lui in eterno.”


Facciamo ora memoria del Suo sacrificio, comprendiamo, veneriamo e adoriamo in silenzio il Signore nostro Gesù Cristo, presente nel Pane. Adoriamo, cioè portiamo alla bocca: in spirito, baciamo e portiamo alle nostre labbra il Santissimo Corpo di Gesù. Non serve parlargli, non importa se non sappiamo cosa dirgli: nel silenzio parlerà Lui al nostro cuore.Pace e bene!

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